
Turismo: il futuro che ci attende
Tag:Alberghi, Anno 2020, Coronavirus, Covid19, Economia, Impresa, Italia, Lavoro, Liguria, Ligurian Riviera, Marketing, Marketing strategico, Marketing turistico, Offerta turistica, Pianeta Turismo, Politiche Turistiche, Prodotto Interno Lordo, Provincia di Savona, Turismo, Turismo internazionale, Turismo nazionale, Unione Albergatori Provincia di Savona, Upa Savona, Valore aggiunto del turismoIn questo scorcio di fine anno parecchi chiedono se sono preoccupato per il futuro che ci attende.
Più che preoccupato sono spaventato, stiamo scivolando inesorabilmente verso una recessione dagli effetti imprevedibili senza che nulla di concreto venga fatto per evitare che ciò accada! Non è il timore verso le misure di contenimento del contagio, nessuno è così fuori dalla realtà da non capire che la salute di tutti(noi compresi!) è un bene assoluto che deve esser tutelato e protetto! Sono spaventato (e irritato) per l’inadeguatezza con cui la crisi Covid19 è stata gestita, e continua ad esserlo, e per i grossolani errori commessi, in questi mesi, che le imprese e i lavoratori del turismo stanno pagando più di tutti.
Tre su tutti inaccettabili:
- La confusione nella gestione delle regole. Non è accettabile che le regole cambino continuamente dall’oggi al domani! Il 13 dicembre l’Italia diventa zona Gialla, il giorno dopo si annuncia che diventerà rossa, no forse arancione, no forse arancione con alcuni giorni rossa, e così via nel caos più totale degli annunci e delle smentite, del conflitto Stato/Regioni, dello scontro tra rigoristi e aperturisti (categorie di cui si faceva volentieri a meno!) con le imprese che non ci capiscono più nulla e non sanno come dovranno organizzarsi per gestire le prossime settimane! La confusione, la mania dell’annuncio prima che la decisione sia presa, le decisioni adottate all’ultimo secondo generano per le imprese danno su danno(non riuscire a programmare o dover all’improvviso cambiar strategia di lavoro perché cambiano imprevedibilmente le regole prima adottate genera costi e perdite!) e soprattutto generano perdita di affidabilità e credibilità in chi ci governa minando alle fondamenta il rapporto di reciproco affidamento che deve esistere tra cittadini/imprese ed istituzioni statali.
- L’inefficacia delle cosiddette misure di ristoro. E’ vero che l’Italia paga il gigantismo del suo debito e non ha la massa di risorse a disposizione degli altri paesi europei ma è altrettanto vero che le risorse messe in campo sono state parcellizzate per scopi di consenso e non impegnate massivamente per affrontare le tre emergenze della crisi(lavoro, sanità e tenuta del sistema economico imprenditoriale) costringendoci di fatto a sostenere la perdita dei fatturati 2020(in media per le imprese ricettive oltre il 70% su base annua) con l’ulteriore indebitamento(spostare nel tempo il pagamento delle tasse, bloccare le rate dei mutui, aprire nuove linee di prestito è debito non compartecipazione alla perdita!) e con le proprie possibilità, ove esistenti, di autofinanziamento. Risultato: le imprese arriveranno alla primavera 2021 con il fiato corto senza ulteriori possibilità di manovrare le leve finanziarie rischiando l’asfissia economica con tutto quello che ne deriverà in termini di perdita di posti di lavoro e di produzione del valore aggiunto!
- La mancanza di strategia per il futuro – turismo non pervenuto! Nelle crisi come questa servono politiche emergenziali per garantire la sopravvivenza del sistema economico produttivo e contemporaneamente politiche che preparino ed accompagnino il paese alla ripresa post crisi! L’Europa mette a disposizione circa 200 miliardi di euro per la ripesa e la nostra classe dirigente, invece di predisporre gli strumenti che consentano di agire con rapidità ed efficacia (o si pensa che gli strumenti attuali che ostacolano l’utilizzo delle risorse ordinarie possano in questo caso magicamente funzionare?), litiga su chi dovrà decidere l’uso delle risorse proponendo improbabili nuove task force(ma le istituzioni che abbiamo allora a che servono?), si limita a comunicare nomi di azioni senza contenuti, e scatena guerre di parte per rimpasti di governo al fine di occupare posizioni di potere. Per il Turismo, economia che vale 233 miliardi di PIL e 4 milioni di posti di lavoro, l’umiliazione inaccettabile di vedersi dedicati, insieme alla cultura, circa 3 miliardi di euro. Che dire errore grossolano e vergogna per chi ha fatto questa scelta e ci rappresenta!